_ADELIA DI MONFERRATO
TRAGEDIA LIRICA IN 8 ATTI 7 Y . Di
VARLO Seo MUSICA, x
DEL s00ro NAROTRO CAV. LUISI MORONI.
Ù nni resa td RR ESAURITI
ESEGUITA |.
DALLA SOCIETÀ MUSICALE ROMANA
3 i È nel Mag Leggio. 1884
ROM A TIPOGRAFIA DELLA PACE DI F. CUGGIANI
Via della Pace Nim. 35
1884.
ADELIA DI MONFERRATO |
DI
CARLO D'ORMEVILLE
MUSICA
DEL SOCIO MAESTRO CAV. LUIGI MORONI
DALLA SOCIETÀ MUSICALE ROMANA
nel Maggio 1884
Via della Pace Num. 35
PERSONAGGI
Il Marchese di Monferrato (Basso) Sig." TIRELLI CARLO Adelia sua figlia . .... (Soprano) Sig." CICOGNANI CESTIRA Il Conte dî Pomaro . . . (Baritono) Sig." BorcognonI GIov.
Rambaldo suo confidente . (Basso) » CAROCOI AUGUSTO
ee (Soprano) Sig.na Rrrri CECILIA
Gualtiero suo figlio . . . . (Tenore) Sig." COoroGNI FRANCESCO
Dame — Cavalieri — Soldati.
La scena si rappresenta parte nel castello di Monfer- . rato, parte in quello di Pomaro e sue adiacenze.
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CHE PRENDONO PARTE ALL’ ESECUZIONE
Maestro Direttore ERNESTO BOEZI Coadiuvato dai Maestri
Corogni MarIo — MARGOTTINI LORENZO
PARTI DI CONCERTO
Signorine: CicoGNANI CESIRA — RITTI CECILIA Signori: BorgoGnonI GIovANNI — CAROCCI AUGUSTO Corogni FRANCESCO — TIRELLI CARLO
n
CORO
Soprani
BANDIERA MARIA BARELLI GIUSEPPINA BIGIARELLI GIULIA BorRGHESI ANNA CASSANI GIORGIA CERASARI LUISA CIUFFETTI ADAVILLA CrurreTTI M.® MARIA CostaGgINI M.® COSTANZA CUGGIANI ERNESTA
De SANCTIS ENRICHETTA ForTtINI VIRGINIA GIULIANI CLARICE
GuIDONI ERNESTA Lopez TERESA MALDURA EUGENIA MASTRELLI LUISA MASTRELLI VIRGINIA NIicoLINI MARIA OBERHOLTZER GIULIA. Ricci ELVIRA SANGENI MARIA Sassi MARIA TABACCHI GIULIA VOLTAN TERESA.
og +
Contralti
AvBERTINI M."® FRANCESCA De Rossi ANNA da ANTONINI CLEMENTINA Di PiETRO AGATA = BALZANI C.558 ELENA FIASCHETTI ELVIRA È BLASETTI ALCESTE FIORAVANTI EUGENIA uf Borzi AMALIA FrEDDI MARIA > BozzoNI GUENDALINA GIACCHETTI CATERINA CONTINI GIUSEPPINA PERSIANI EMILIA.
CuegianI M."2 VIRGINIA RinaLpi M.®è ELETTRA
DE ANTONIS M.r2 MATILDE “Pa
Tenoriì BARBIELLINI C.t€ CARLO > GenTILI CAv. PAOLO BarBiELLINI C.t° Emirio _°_°’GuaLDI CAMILLO o BERNARDINI GIUSEPPE MANZIA Comm. CARLO i Birri Giunio MargoTTINI M.° LORENZO Bini FILIPPO Massimini CAV. GIULIO Borzi CESARE Morino Luigi CLEMENTI VINCENZO PARIS PAOLO CuGGIANI FILIPPO PATRIARCA Avv. CARLO De PRrosPERIS Avv. VINCENZO. PONCINI ANNIBALE. (i Di PikTRO GIOVANNI Rossi DE GASPERIS Saeco ; EBERSPACHER ALESSANDRO STERBINI AUGUSTO Pai # ForNARI MARIANO VIVIANI CARLO Le Bassi 9 <A È ALESSANDRONI P." ANNIBALE BRANCADORI ANTONIO i 9 ANTONELLI CostaggGINI Avv. Cioccci M.° GracoMo a ENRICO CoLeTTI Decio ER BOScAINI ANTONIO Corogni M.° Mario. 00°
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“Di Premro Pro FARINETTI Cav. LUIGI — FoRrANI Avv. ANTONIO
| GrampaoLi Avv. LoRENZO Giomini Ing. STANISLAO LENTI ENRICO
Liperati C.te NICOLA Mori FRANCESCO
PARIS PirTRO.
Pascucci M.° Cav. CESARE
PepICONI Avv. Cav. Gioac- CHINO
RINALDINI GIACOMO
Rosa GAETANO
Rossi M.° ERNESTO
WoLrr De Roren FERDI- NANDO
Soci istrumentisti
Violini
. Bozzoni IsAURO DELL'AMORE FERNANDO Di STAZIO ANGELINA
HAASS GIUSEPPE
| Lronori RAFFAELE MALDURA LUIGI
Pagani IncoronaTI C.!°
BENEDETTO
. PeTRELLI AURELIO
— ‘Prrri Avv. CARLO TapoLini Trro
x Viole | BonASI ANTONIO GraccnertI CARLO
n ‘Guasco GIOVANNI | Marrei Lopovico
Violoncelli
AMBROGETTI GIUSEPPE Cozi CAMILLO Di StAZIO FELICETTA LEONORI SALVATORE
Controbasso ANFOSSI FILIPPO
Oboe
TABACCHI AUGUSTO
Arpa
MARCHETTI EMILIA
aac eb
+3
ADELIA DI MONFERRATO
TRAGEDIA LIRICA IN 3 ATTI
DI
CARLO DORMEVILLE
se.
ATTO PRIMO
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SCENA I
Atrio del Castello di Monferrato a lunghe arcate. Dal fondo sì scorge la campagna. Il sole è al tramonto. Dame, Cavalieri e soldati escono da un lato tutti atteggiati a mestizia.
Coro Cade il sole, il ciel s’oscura ; Tutto è quiete in queste mura ! Non v’ è gioia, non v'è canto, Che rallegri al Prence il cor. Per pietà di sua sventura Muta e squallida natura Par che pianga del suo pianto Par che gema al suo dolor. (Sì odono i lenti rintocchi di una campana che suona l Ave Maria. ) La campana della sera Già ne invita alla preghiera : Affrettiamo al tempio il piede, Forse il Ciel ne ascolterà! Al conforto di chi spera, Come nuvola leggera, Sopra l’ali della Fede Nostra prece salirà.
( Tutti partono dal fondo. )
seco
SCENA II
Gualtiero so/o.
Gualt. (ai dentro) Canto del sol morente E della luna il raggio; Com’ aura, la mia mente Vola di fiore in fior. Ad un ruscello accanto, Sotto l’ ombria d’un faggio I dolci affetti io canto, Che desta in seno amor. (entra) T'utto è silenzio:.. alcunnonveggo.. un muto Orror di questi luoghi tien l’impero!.... E pur possente e altero È il Sir di Monferrato!... A Lui del canto offrire e del liuto Il suono avea sperato.
Che alcun qui venga attenderò. — Desio
Ho di breve riposo, ma pur sempre Pronto a restar, pronto a partir son io. D’una terra in altra i passi Fino a questa errando io trassi; Dove il piè trarrò di poi Dirlo io stesso a me non so; Dove tu suidar mi vuoi, Mio destin, ti seguirò: Una speme un sol desìo È conforto al viver mio : Sarò lieto se un istante Rivedere almen potrò Quell’angelico sembiante, Che ad amare m’insegnò.
Kit
I ALA
SCENA III.
Coro, che torna, e detto.
Gualtiero Giunge alcuno... ahimè! che veggio?...
Lunga schiera afflitta e mesta ; Forse un fato lacrimevole Ogni riso ed ogni festa
Fe’ sparir da questa spiaggia.
Coro (guardando) Un ignoto ?... chi sarà ?...
Gualt. Coro Gualt.
Coro
Gualt. Coro
Gualt. Coro
Gualt. Coro
Un istante in grazia uditemi. Quì che brami, o Cavaliere?,. De’ suoi padri dir le glorie Del Castello innanzi al Sere: D’un suo detto o un riso il premio Dolce al cor mi scenderà. Ah! del riso la scintilla Dal suo labbro in bando è vòlta, Nuota in pianto la pupilla... Perchè mai? Fremendo ascolta.. Bella, come una rosa vermiglia, Di pensieri, d'aspetto gentile, Era Adelia del Prence la figlia Giovinetta di vergine età. (Oh qual nome?..) Fanciulla simile A quell’angiol d’amore non v'ha. Perla forse?.... Più grave sventura Su quel giovine capo discese: Son due lune che a queste sue mura Di Pomaro il Signor la rapì.
Cio
Gualt. Ma suo padre?..
Coro Egli invan la richiese. Gualt. Nè Ja spada per Essa brandì?.. Coro Che dicesti? la spada?.. Ah! non sai Quel, che il vil rapitore ha giurato?.. Gualt. Io l’ignoro.... parlate... che mai?.. Coro Di troncar la sua vita ei giurò Gualt. Ciel, che intendo! Coro Egli il mezzo ha trovato,
Che frenar questi brandi sol può.
SCENA IV... It Marchese e detti
Gualt. Chi giunge?.. ; Coro $ Il Prence. — Oh! come i Il duolo lo cangiò!.. Sulle sue bianche chiome Un fulmine piombò. March. (a1 coro) Nulla di lei sapeste?..
Coro Nulla. March. Ah! sorte crudel!. Gualt. (Spirto divin m’investe:
In me favella il Ciel.) (al Marchese) M’inchino al tuo cospetto.
March. Sorgi: Che vuoi da me?.. Gualt. Sull’onor mio prometto Render tua figlia a te. March. Coro = Cho dici?. Che dice?.. Gualt. Il ver: tua figlia.
Fia salva, od io morrò: Il Cielo mi consiglia.
san
aes
March. Ma che farai?.. Gualt. Nol so. — Entro il castel temuto Del rapitore io vò: Col canto e col liuto Mostrarmi a lui potrò. March. Se a tanto giungi, sposa Mia figlia a te sarà.
Gualt. Una voce suprema celeste
° Nel mio cuore distinta parlò: Un coraggio una forza m’investe, Che fallir nell'impresa non può. March. Coro Se uno spirto supremo divino Nel silenzio del cor gli parlò, Sull’incerto difficil cammino Forza umana arrestarlo non può.
Gualt. Breve tregua alle lacrime or date. March. Coro Vanne e pensa a serbar la tua fè. Gualt. Nell’aita del Cielo sperate.
March. Coro Sì speriamo nel Cielo ed in te.
è (Gualtiero parte: il March. e il coro rientrano)
SCENA. V.
Sala di stile gotico nella torre del castello di Pomaro,
Porte laterali: in fondo una finestra.
Adelia esce da una delle porte laterali profondamente mesta e guar- E dando la finestra.
Alta è la notte e un breve
Sonno sugli occhi miei
Stanchi dal lungo lacrimar non scende. Addio, speranze; addio,
Sogni di gioventù, dovizie, e riso
SR a
D’incolpabile gioia; e addio, tu pure, — O soave al mio cuore 1 Recondito mister d’un primo amore?.. Tregua al dolor, confine Di così acerba sorte i Te cerco ognor, te sola invoco, o morte. Allor che a me sorridere La vita e il Ciel parea, E folle anch'io trascorrere In mezzo ai fior credea, Su me fatal destino, Qual folgore, piombò; E i fior del mio cammino In triboli cangiò. ; E tu qual duol nell’anima, Misero padre, avrai; Per mia cagion dal ciglio Qual pianto verserail.. Pur, se t'è dato piangere, T'è dato ancora un don; Io, che non ho più lacrime, Più sventurata io son.
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SCENA VI.
Rambaldo e detta
Ramb. Donna.
Adelia (con disprezzo) —Che vuoi, ministro. Vile di vil tiranno?.. M°’è il tuo venir sinistro.
Ramb. Frena del cuor l’affanno: Grata novella annunzio Del Conte in nome a te.
su e
Adelia Cc. s.) Dal Conte e da tal nunzio Grata novella a me?..
Ramb. Domani Ei vuol d’Imene...
Adelia (trasalenao) Taci...
Ramb. Donarti il fiore:
Adelia Al! più non dir...
Ramb. Tue pene Confine avranno.
Adelia Il cuore
Squarciarmi a brani a brani Come puoi tu così?.. Ramb. Rispondi... Adelia (risoluta) Fia domani L'ultimo de’ miei dì. Ah sì, che tardi?. su me distendi L’ali tue nere, angiol di morte: Su questa misera ratto discendi, O di mie pene consolator. Non temo i funebri amplessi tuoi, Son dolci a fronte di sì rea sorte: Deh! se pietade sentir tu puoi, Pietà ti prenda del mio dolor. (parte)
SCENA VII. Rambaldo e il Conte
Ramb. Signor. (muovendogli incontro)
Conte Del mio voler l’irrevocato Annunzio dèsti alla spietata donna?...
Ramb. Io t’obbedii.
Conte Che disse ?
— 83 —
Ramb. Negò, fremè di sdegno, maledisse Al suo destino, ed invocò la morte. Conte A me l’adduci. — (Ramb. parte) E tanto Al mio voler femmina imbelle ardisce, Senza tremare, opporsi ?... Ah! no: la morte, Sconsigliata, invocasti ?... Ebben, tra brevi Momenti irrevocabili O della morte o mia esser tu devi.
SCENA. VIII. Adelia, Rambaldo e detto
Conte (fa un cenno a Rambaldo, che si ritira: poi si volge con affetto ad Adelia.)
Adelia. Adelia Che brami?.... Conte Parlarti, qual suole Lo schiavo al cospetto d’altero Signore. Adelia Che dirmi pretendi 2...
Conte Offrirti il mio cuore. Adelia Che ardisci?
Conte Il mio regno divider con te. Adelia No. — D’ombre ministro può sorgere il sole,
Ardente qual fiamma può rendersi il gelo, Crollar può la terra, dissolversi il Cielo Ma solo ch’io t’ami possibil non è.
Conte Quest’odio non merto: se mesta tu vivi, Se a te fui cagione di giorni infelici, Fu colpa d’amore....
Adelia D’amore tu dici?.... All’opre d’infamia dai nome d’amor?...
M°hai tolta alla pace dei colli nativi,
Un nappo crudele d’amaro veleno
LET
Al misero padre versasti nel seno, E sensi d’amore tu chiedi al mio cor? No, non fia mai, deh! fuggimi; Togliti al mio cospetto Hai d’un dannato l’anima, D’ un dèmone l’aspetto : T'invola agli occhi miei, Va, che per me tu sei Più infame dell’infamia < Più vil della viltà. Conte Sfogati pur, disprezzami, A offese offese aggiungi; L’aure tuoi detti sperdono, Nè questo cor tu pungi: Lo sdegno, ond’ardi, è uguale Ad impotente strale, Che d’un guerrier la ferrea Maglia ferir non sa. Meco doman verrai Mia sposa all’ara. Adelia All’ara Vittima mi trarrai, Tua sposa no.
Conte Se cara È a te la vita... tremal!.. Adelia Più caro è a me l’onor. Conte Ora per te suprema Suona. Adelia Ne gode il cuor.
Ah! non sperar che forte Questo mio cuor non sia: Me la sventura mia Fè dotta nel soffrir.
LRD TE
Più che del tuo, di morte Fia grato a me l’aspetto; Col desiderio affretto L’ora del mio morir.
Conte Insana, ah! tu ignorasti Di quanto amor t'amai: Insana, ah! tu non sai Quanto or t’aborre il cuor.
L’ira su te chiamasti,
Ed è su te caduta: Se in odio amor si muta, Tremendo è il suo furor.
(partono entrambi da lati opposti)
ATTO SECONDO
—A/ An
SCENA I
Bosco in vicinanza del Castello di Pomaro, di cui sì scorge da un lato
la porta maggiore ed il ponte. È Valba.
Ulda si avanza dal fondo colle braccia incrociate sul petto e vol- gendo feroci sguardi sul castello. E sorgi ancora, o rio Castello ?... e ancora Versa benigno il sole I raggi suoi su te?... > Pur troppo! Ahi! l’alba questi colli indora, E di rose e viole, Vedovo il suol non è!...
*
Ramb.
ORE
Ma il lor profumo a te non giunge: invano T'assidi a lor d’appresso.... Ha le sue spine il cor. Gioie mai non sperar: questa mia mano Può volgere in cipresso Sulle tue chiome i fior. Del tradito consorte l’aspetto Mi sta sempre allo sguardo presente; Di sua morte crudel nella mente Sempre fisso il pensiero mi sta. Ma che parli... qual prova d’affetto
Quella voce sull’alma mi piomba, Mi ricolma d’orror, di pietà.
Ah! t'intendo: sul vil, che t’uccise Vendicarti, infelice, m’imponi; Non v'ha duopo che all'ira mi sproni, Che m’infiammi di nuovo furor.
Son tre lustri che tutto s’intrise Nel tuo sangue del Conte un pugnale; Son tre lustri, che cerco uno strale Per ferire più al vivo il suo cor.
(si apre la porta del castello e si abbassa il ponte) Giunge alcun... si parta: un velo
Di mistero a ognun mi copra. (parte dal fondo)
SCENA II. Rambaldo e soldati
Su su, amici: l’alba in Cielo Sorta è già, su presto all’opra: Ogni colle, ogni foresta
# 90d 3
Noi dobbiamo visitar; Teme il Conte che la festa Voglia alcuno perturbar. Coro Festa qui?.. la cosa è nuova: Sempre fosco è il Prence in viso: Una gioia non si treva, Che lo tragga a breve riso. Ramb. Son tre lustri, che il suo ciglio Spira sdegno, incute orror; Sprezzator d’ogni periglio, Sembra vinto dal timor. Ma di sposa a Lui la mano Oggi Adelia dar dovrà.
Coro Bene bene: oggi un baccano Nel Castello si farà. Ramb. —Sì, ma il Conte vuol che intorno Si perlustri ogni sentier. Coro Dunque andiam: s’inoltra il giorno:
S'obbedisca al suo voler. Ramb. Coro Colla spada e col cimier
Sempre pronto ad obbedir,
Se gli assente di goder,
Se gli accenna di ferir,
Offre il braccio, dona il cor
Il guerriero al suo Signor.
Come veltri s’anderà,
Che il guinzaglio non han più;
Volerem di quà di là,
Correrem di sù di giù:
È la ronda pel guerrier
Un ufficio di piacer.
(tutti partono)
EI
SCENA III.
Ulda esce rapidamente e piena in volto di sdegno, Essi parlar di nozze e gioia e festa! Nozze per Esso?.. e festa qui?.. Non fial.. Dèe sol, finch’io respiri, il tuo Castello Suonar d’amari lai; E tu di gioia il riso et Sempre sognar,non ottenerlo mai! — > Tu godi?.. al tuo congiungere » Io voglio il piacer mio: » Vengo a, infiorarti il talamo » Non invitata anch'io: » Per te le faci splendide » D'Imene accenderò, » Per te del canto pronubo » Le note io scioglierò. (Si ode un leggero preludio di liuto.) Ulda Che ascolto!.. un dolce suono Pari a flebile voce di perdono!.
SCENA IV.
Gualtiero e detta
Gualt. (ai dentro) D'oro nè d’avi ho vanto, Nè meta al mio viaggio; Ove m’arresto io canto Quel che mi detta il cor. Canto del Sol nascente, E dell’aurora il raggio: Com’aura, la mia mente Vola di fiore in fior.
Ulda
Gualt.
Ulda
Gualt.
Ulda
Gualt.
Ulda
Gualt.
Ulda
Gualt.
RUIZI METE
La voce di Gualtier parmi che sia... Ah! il Cielo in tal momento a me l’invia. (Gualt. entra) E desso... è desso...
O Cielo!. Son desto?.. o gli occhi un velo Mi cuopre?.. O figlio mio! Madre, sei tu?.. Son io... Son io che pargoletto T’amai d’immenso affetto, Son io, che t'amo ancora, Che fino all’ultim’ora T'’amerò sempre; io sono Che crudo in abbandono Lasciasti. AN! taci: io sento Che giusto è il tuo lamento. La povera mia stanza Non ti bastò ?.. speranza D’alte dovizie avesti?.. Ah! no: non ebbi io questi Desir: brama di lodi Non ho. Che dunque ?.. M'’odi. —
Era una sera — di primavera, Ridea l’Empireo, taceva il vento. E la sua tremola luce d’argento La luna candida piovea sui fior, Solingo e muto — col mio liuto Sul verde margine d’un rivorassiso Col cor, col guardo negli astri fiso Sognava l’estasi d’un primo amor.
Lon
Quando ad un tratto, — ridente in atto Vidi per magico celeste incanto Una fanciulla a me d’accanto Di sovrumana rara beltà. Un fior mi diede... — poi ratta il piede Rivolse altrove: d’allor più mai Io non la vidi... ma allor provai D’un primo amore la voluttà. Ulda Che sento ?.. Gualt. Un’ ansia indomita Mi si destò nel petto : Dall’ospital tuo tetto Fuggii senza resistere Per rivederla ancor. Ulda E a che quì vieni? Gualt. Un’ ardua Opra a compir qui vengo: Del debole sostengo I dritti, e voglio Adelia Rendere al genitor. Ulda In tempo giungi: affrettati; Va; l’ore tue son conte: Vuol di Pomaro il Conte Oggi il destin d’Adelia Al suo destino unir. Gualt. Che ascolto? Ah! no. Ulda Va: schiudesi Presso alla rocca un calle, Che nell’opposta valle Per torti giri ha termine... Di là potrai fuggir. Gualt. Se periglio crudel ti sovrasti, Non temere, infelice, fa cuore:
og Porrò fine al tuo lungo dolore, O al mio vivere fine porrò. Se una gioia ottenere sperasti, Ti fia volto in affanno in dolore: Nel tuo nappo dorato d’amore i Un amaro velen verserò. 2
Ulda
(Gualtiero entra nel castello: Ulda si ritira.)
SCENA V.
Ricca sala splendidamente sddobbata. Dame e Cavalieri riccamente vestiti
passeggiano per la scena formando varj gruppi.
Di lieto giubilo Festivo un grido Trascorra rapido Di lido in lido. La bella Vergine Di Monferrato Ha il Prence in vincolo D’amor legato. 2 SER Soave imagine - RR Di vergin rosa La bella Adelia Sarà sua sposa. Leviam di giubilo Festivo un grido, Che scorra rapido Di lido in lido.
Coro
Sao
SCENA. VI. Il Conte e detti.
Conte Di vostra gioia e del gentile augurio Grato vi sono, amici.
Coro D’amor la stella
Senza alcun velo Ti splenda in cielo Propizia e bella Sempre così,
Come in tal dì.
Conte (Sullabro il riso e l’ira ho in cor. — Tremante Ascolta ognuno ed ascoltati appena Eseguisce i miei cenni...
Sol costei non mi teme, e m’ odia e sprezza E apertamente il dice.
Ahi! crudo fato!... ucciderla poss’ io,
Ma non render così pago il cor mio!..)
Coro (Qual mai funesto
| Crudo dolor Rende sì mesto De] Prence il cor?)
Conte (Nel suo volto lusinghiero
È un incanto che innamora; Tutto assorto è il mio pensiero, Tutto in lei rapito il cor.
Ah! se tu vedessi quanto In segreto il cor t’adora, Forse avversa a me cotanto Non saresti, o cruda allor. )
Coro (Par che i gemiti ed il pianto Sian le gioie dell’amor. )
Ramb.
Conte
Conte Gualt.
Conte
Gault.
Conte Coro
Conte
Gualt.
709 de
SCENA VII.
Rambaldo e detti
Nel castello a te, Signore, —. Chiede ingresso un Trovatore. Venga: a me fia grato un canto... (Ah! del canto la virtù Ha perduto in me l’incanto!... )
SCENA VIII.
Gualtiero e detti
Vien.... t'appressa: Chi sei tu? Nella terra Provenzale Trassi, o Sire, il mio natale: Educato ai dolci carmi Ebbi fama di Cantor : Ma pur noto è il suon dell’armi A Gualtiero il Trovator. Quì che brami?.... aver ricetto Ospitale nel mio tetto ?.... Sciòrre un canto, se il consenti, Vuol Gualtiero il Trovator. Lo concedo. Tutti intenti A te sono i nostri cuor.
(piano a Rambaldo)
-Essa quì venga... a forza venga: unite.
‘ Le nostre destre io vo’ fra breve. (Rambaldo parte)
(Tutti gli fanno circolo, eglì si dispone a cantare)
Udite. *
ari,
To
Orio:
dh
Col suo destin nemico Sul fiore dell’età I passi or quà or là Volgeva Enrico. Povero, solo, al pianto Dannato ed al dolor, Unica gioia al cor Era il suo canto. Ma una regal donzella Gli apparve al guardo un di Bella e gentil così Come una stella. La vide e col più ardente Fuoco d’amor l’amò: A Gemma consacrò Il cor, la mente. Conte (Io pur così l’amai Quest’angelo del Ciel; Ma un detto al suo fedel. Non volse mai.) Coro A dolci affetti è sprone L’estro del tuo pensier; È dolce, o Cavalier, La tua canzone.
CE
Gualt. D’un rivale potente il furore Contro il povero Enrico s’accese: La soave speranza d’amore, Come un sogno, per Esso svanì;
99
Sorto appena, al tramonto discese Di sua gioia fuggevole il di. Era l’ora che al bruno occidente Piega il sole e la terra saluta, Ed all’ultimo raggio morente Ei volgeva un secreto sospir.... Quando lama sottile ed acuta Fu vibrata il suo core a ferir. Conte (Un rivale?... che intendo ?::. per questo Tu pur forse non curi il mio cor. ) Coro Il tuo canto soave, ma mesto L’alme inchina ad un muto dolor.
III.
Gualt. Volse un guardo il giovinetto, È È Mesto un gemito mandò; Affannoso dal suo petto Un sospiro, un detto uscì. Nel fatal momento estremo Di colei che tanto amò A Coll’anelito supremo *&a Il bel nome proferi. GG Quando Gemma udì sua morte ep Muta immobile restò: i Sea Stretta a Enrico in una sorte % Nella tomba lo seguì. o Conte (a Guai.) Bello è il canto: merta un oa dl Un sì nobile cantor. di
( si toglie una collana e la pone al collo di Gualtiéro, che s’inchina ) 4 ac Hi Gualt. Grata, o Prence, è a te quest’anima Per sì grande e nuovo onor.
OI
Giusto è il premio della gloria A sì nobile cantor.
(Il Conte sì volge a Rambaldo che arriva. )
SCENA IX.
Rambaldo e detti, îndîì Adelia
— Ramb. ca conte) Essa vien. si Conte (a Gualtiero) Nel mio Castello È Voi potete in dì sì bello Rallegrar col canto il core e Di chi palpita d’amore. Gualt. Come ?.... — Conte E quello appunto io sono: È La Donzella che or verrà, Del suo cor gradito dono Oggi all’ara mi farà. Gualt. (Ah! non fia: la mia speranza, Ciel seconda. ) Pi Conte (incontrando Adelia, che entra) Ella s’avanza. # Gualt. (vedendola) ( Che mai veggo ?.... Dessa ?.... Oh Dio: — Adelia Gaem) (Oh! che miro?.... è sogno il mio?.... )
Contea Rambatao) (Qual sorpresa ?... Hai tu veduto?....) Ramb. ( Tutto io vidi.) . Conte (con sdegno represso) (Oh mio furor!.... ) Coro (Ogni labro si fè muto; o. Ognun pieno è di stupor. ) | Gualt. (Il soave amor primiero - Ho” Qui trovare ah! non credeil!... ) (Non m’affido al mio pensiero, Non dò fede agli occhi miei. )
Tgpre.. LAI
Conte (a Ramb.) (Vieni meco: un tal mistero Vuò scuoprir fingendo. )
(si volge con disinvoltura a Gualtiero) pat Lei Io vi lascio, o Cavaliero. Gualt. (Tanto, o Ciel, sperar potrei?....)
Conte D’un dolor profondo il velo Il suo volto cinge e il core: Sembra un fior, che dallo stelo Còlto a sera langue e muore.
Dileguar dal petto anelo
Voi potete il suo dolore.
(al Coro) Mi seguite. — (Ed ora il cielo Scampi voi dal mio furore. )
(Il Conte, Rambaldo e il Coro partono )
SCENA X.
Gualtiero, Adelia
Gualt. Udisti?.. (correndo verso di lei)
Adelia Il duolo, che m’ange il core, Conforto umano non può temprar.
Gualt. Ma dal suo talamo, dal suo furore — Coraggio umano ti può pa
Adelia Che ?.. che dicesti?..
Gualt. Sull’onor mio Giurai di renderti al Genitor.
Adelia An! tu deliri!..
Gualt. Compir vogl’io Il giuramento sacro all’onor.
Adelia Ma come?.. iii
Gualt. A tutti nascosto un calle.
Fedele amico mi disvelò;
» — 53 —
Per la deserta vicina valle Fra breve al padre ti condurrò.
Adelia La nostra fuga sarà scoperta, E di te, misero, che fora allor?.. Gualt. A me non penso. Adelia Ma l’opra incerta Chi mai t’ispira?.. Gualt. Chi mai?.. Amor.
(le si avvicina in atto di reverenza e di affetto.)
Da quella sera, che a me d’accanto, La prima volta io ti mirai,
Da quella sera sempre t’amai Con un geloso sacro mister.
Coi fior, cogli astri di te parlava, Sul pian sul colle io ti cercava; Eri l’oggetto tu del mio canto, L’ispiratrice del mio pensier.
Adelia Anch'io resistere invan tentai.... Gualt. Eu m’ami, Adelia?... (interrompendola) Adelia Sempre t’amai.
Da quella sera, che un fior ti diei, Tu fosti l’arbitro della mia mente ; In te riunivasi il mio presente, In te la speme dell’avvenir. Solo ad amarti ognor pensava, Sol rivederti io sospirava : Eri l’imagine de’ sogni miei Eri la meta de’ miei sospir. Gualt. Mi segui. Adelia Ahimè!... Gualt. T'arrendi, Adelia Vieni. Che far pretendi ?
Gualt.
Adelia
Gualt.
Adelia Gualt.
SR
Al vecchio padre renderti, O qui morire io vò. Morir ?... Non sai ch’ è unita La tua colla mia vita ?... Non sai che a morte correre Un sol di noi non può?... Non sai che il Conte in breve Unirsi a te si deve?.... Non sai non sai che perderti Per sempre allor dovrò?.... Unito ad esso?... Ancora Sperar n’ è dato : l’ora Di scampo è giunta: seguimi.
SCENA II.
Il Conte, Rambaldo, Coro, soldati e detti.
Conte (sula porta) Quell’ora omai passò. — Ad. Gualt. Perduti siam.
Coro.
Conte
Gualt.
Terribile i Ora per lor suonò. Celarvi al mio sguardo, o folli, speraste ;, Sottrarvi al mio sdegno; iniqui, tentaste : Ma ovunque penètra il vigil mio sguardo, Ovunque mia mano raggiunger vi può. Di vile donzella, d’un giovin codardo La perfida trama disperdere io so. Allor che propizio sembrava il destino Dischiuderne al piede di scampo un cammino, Su noi d’improvvisa tremenda ProostR a i Se La folgore ultrice dal Cielo piombò: ©
E, spento l’amico splendor d’ogni stella, Di nostra speranza il volo troncò. Adelia Venisti, infelice, a porgermi aiuto, E meco in inganno tu pur sei caduto ; Con te le delizie di prospera sorte La giovin mia mente divider sperò; Con te sol m’ è dato divider la morte, i Le gioie scordando, che l’alma sognò; Ramb. Coro Di fiamma gelosa, di sdegno celato n Divampa ogni fibra del Prence oltraggiato Sovr’essi già pende terribil vendetta Umana potenza stornarla non può. Il canto festivo, la gioia diletta In voce di pianto, in duol si cangiò. Conte In dura prigione sian tratti. Gualt. (al Conte in atto supplichevole) Perdono Ad Essa concedi: colpevole io sono: Io solo la morte ti chieggo. Adelia (a Gualtiero) Che dici?.... (al conte) Io son, che ti sprezzo; io sola morrò!.... Conte Se rendervi posso entrambi infelici, b Un'ora, un istante felice sarò.
( Gualtiero e Adelia sono tratti via dalle guardie: il Conte e
Rambaldo partono da un lato. )
Nap
ATTO TERZO
Mr
SCENA I.
Luogo solitario e funebre presso la rocca del Castello
sparso di cipressi e tombe.
Il Conte seguito da Rambaldo si avanza ‘in silenzio e tutto assorto
in tetri pensieri.
Ramb.
Conte
Ramb.
Conte
Ramb.
Conte
Signor, se farti lice al tuo fedele Ardita inchiesta, a che qui volgi il piede?.. A che ricerchi il muto Orror di questi luoghi e delle tombe Col romor de’ tuoi passi Turbi il silenzio?.. ap Quì, dove il ferale Regno di morte ha sede, Sentenza io voglio proferir di morte. Vanne di mia vendetta Ministro tu. Che imponi? Perano entrambi. . Anch’Essa?.. i Anch’Essa; il dissi!.. Vanne: altro tu da me non devi, nulla. Udir da te vogl’io. (Ramb. parte) n
gn de
SCENA II Il Conte indi Ulda
Conte Essa morrà!. sì: ben giurato avea, Che della morte o mia esser dovea. mentre si aggira quà e là per la scena s’incontra in Ulda, che si avanza lentamente dal fondo.) Che veggo?.. Che vuoi tu?.. Donna, chi sei?.. Ulda Non mi ravvisi?.. e tanto Gli anni e il versato pianto M’hanno cangiato il volto?..
Conte Che parli tu?.. che ascolto?.. Ulda Corser tre lustri omai
Da quel funesto di!.. Conte Qual giorno? Ulda | E tu nol sai?..
Scordarlo puoi così? Conte Lasciami: folle sei.
Ulda Esserla , io ben potreil!..
Conte Quell’ombra, che ti cela Disperdi e il nome svela»
Ulda Pria ti dirò gli affanni,
Che sopportai per te: Pria ti dirò quai danni, Empio, recasti a me. (si avvicina ad una tomba e fieramente guardando il Conte, dice: Volgi lo sguardo e medita Su questo avel negletto: Qui da tre lustri dormono L’ossa del mio diletto: Pria la sua sposa, 0 perfido; Tu di sedur tentasti;
LA
E poi ti vendicasti Coll’involarlo a me. Conte Che dici? Ulda Or tu ravvisami : Ulda è dinanzi a te. Conte Ulda sei tu?.. l’angelica Donna, che amai, tu sei?.. Ah! la mia colpa, ah! credilo, Tu condannar non dèi: L'uomo, che a me toglievati, Spensi per troppo amore; Il vol del mio furore Io non potei frenar. Ulda Di quel tradito il cenere Io voglio vendicar. Conte Fu vendicato. Ulda Come?.. Conte In proferir suo nome Un rio fatal tormento Nell’imo petto io sento Ulda È il tuo rimorso, ed io Più vuò punirti. Conte AL! no: Darmi la terra e Dio Pena maggior non può. Ulda Pura e gentil Donzella, Pari a lucente stella, Il cor t’accese.
Conte E vero. Ulda (visoluta) Tua non sarà. — Conte Severo
Destin sovr’'Essa or pende. Ulda ce. s.) Ella fia salva. (p. ».)
ER e
o Conte (volendo trattenerla) Che?.. È T’arresta: parla... È Ulda (misteriosamente) Scende
L’inganno tuo su Te.
(Ulda parte rapidamente; il Conte resta immobile)
SCENA III
Il Conte indi Rambaldo
Conte Ella fia salva!... Che mai disse?.. Arcano Di sue parole è il senso! AL! parla. (vedendo Rambaldo)
Ramb. Al duro carcere Fuggiro entrambi. Conte Oh!rabbia; e fia pur vero?..
Ramb. Segreta ascosa via Fu da incognita mano a lor dischiusa. Conte Fuggiti!. A me fuggiti!.. Essi felici or sono, ed io deluso!.. Felici! Ah! no: vendetta Di lor farò. — Breve cammin divide » Da quel di Monferrato il mio Castello ; » Seguimi tu co’ miei più fidi. Io stesso » A_ ferir vengo, iniqui, i vostri cuori; » Vengo a strapparvi dalle chiome 1 fiori. » Tutte nel sen le furie » L’ire d’Averno io sento: » Maggior del mio tormento » No, non si può soffrir. Ramb. » In noi delle tue furie > S'accenderà lo sdegno: » Dovrà scontar l’indegno > Il suo malcauto ardir. (partono)
DRAGASI
SCENA IV.
Deliziosa campagna nel Monferrato. Da una parte l’esterno del Castello;
dall'altra la prospettiva d’un tempio al quale dà accesso una breve gradinata
Il Marchese di Monferrato, Adelia e Gualtiero seguiti da lungo corteggio di Dame Cavalieri e Soldati escono dal Castello e s’avviano al tempio a compiere il rito di nozze.
Gualt. L’amata figlia, Signor, giurai Rendere a te. March. In dolce vincolo d’amor giurai Unirla a te, Adelia Te solo amando, ben mio, giurai Viver per Te. Gualt. Tutto adempito quel, che giurai Venne da me. March. Tutto adempito quel che giurai, Sarà da me. Adelia Qual gioia il compiere quel, che giurai, Sarà per mel. Guait. Nel duro infecondo cammin di mia vita, Che un fiore donarmi non seppe giammai, Deserto infelice quaggiù non sperai A. gioia sì grande dischiudere il cor March. Vicino alla tomba sul fin di mia vita D’immenso dolore gli affanni provai;. Su te, che in tal giorno riviver mi fai, Del Cielo pietoso discenda il favor. Adelia A morte dannata sul fior di mia vita, Tu, giovin valente, riviver mi fai: Ed ora un tesoro, che sempre bramai, Maggior della vita mi doni il tuo cuor. March. Venite: la gioia per Voi sia compita. Vostr'almein un’alma congiunga il Signor.
(Tutti entrano nel tempio) c
ap
SCENA V.
Il Conte seguito da Rambaldo e suoi soldati tutti avvolti in bruni mantelli
si avanzano cautamente in silenzio.
Conte Ecco il luogo funesto; ecco l’odiato Castel di Monferrato: Ecco de’ passi miei La sospirata meta. — Alfin ti premo, ; O suol, che ridi or dell'inganno mio; Ma che fra poco in pianto volgerai La stolta gioia, quando Di mia vendetta spettator sarai. Ramb. — Che brami qui?... Conte Nulla... fuor che la vita Del mio rival. Ramb. Che far pretendi ?...
sg
Tutto... Fuor che ascoltar della pietà la voce. Ramb. Ha in petto il Signor mio cor sì feroce? Conte Ah!no: sì reo non nacqui. — Ha in me cangiato La mia sorte crudel la mia sventura I miti sensi, che mi diè natura. Io ti vidi bella, come La bellezza d’un’ idea; E un affetto senza nome Nel mio petto si destò: Quale augel, che vola al nido, Qual nocchier, che torna al lido, La mia mente a te correa Il mio cuore a te volò. Sulla terra, ah! sì, tu sola Tu potevi nel mio petto
SORA Con un riso o una parola Cancellare ogni dolor: Ma te sempre invan pregai Nè ottener potei giammai Dal tuo labro un caro detto Un sospiro dal tuo cuor:
(si odono nell’interno del tempio le soavi melodie dell’organo e alcune
voci che cantano come segue :)
O Santo Amor, che in estasi Gli eletti in Ciel rapisci. Scendi, e in eterno vincolo Questi due cuori unisci: Vivan lunghi anni e stendasi
Su lor di gioia un vel: Dell’uom la man non separi Quel, che congiunse il Ciel.
Conte (conrabbia) Pronta a spezzar quel vincolo E di quel gaudio il vel È la mia mano, incauti,
Nè può salvarvi il Ciel.
Quel suon, quel dolce cantico Sull’anima mi piomba, Come un acuto strale Che non può aver pietà.
Dolce di nozze un talamo Sarà per voi la tomba;
La punta del pugnale Di nozze il don sarà.
Ramb. Coro Sì, del tuo sdegno vittima L’empio rival soccomba, Giorno per lui fatale Di nozze il dì sarà.
SCENA VI.
Adelia e Gualtiero escono dal tempio.
dà
or apparire sulla gradinata il Conte coi seguaci si ritira in fondo.
3
Siam soli alfine: un vincolo. ca SR D’eterno amor ne lega. AN! sì...
Nel tempio prega L’amato padre ancor. Prega per noi.
Deh! compiasi Il voto del suo cuor!" Ah! la mia gioia esprimere Non può mortale accento: È troppa in tal momento La mia felicità.
Conte (avanzandosi rapidamente)
i i È troppa?..
- Ad. Gualt. Oh! Cielo!..
— Conte Estinguerla i) Questa mia man saprà.
i (lo ferisce e si ritrae fra i suoi che lo circondano.)
- Adelia Gran Dio!.. (con grido aisperato) Gualt, (cadendo) Qual colpo!..
Conte (con amaro sogghigno) Il talamo | Io v'apprestai. i
SCENA VII. SNC (Uda comparisce all’improvviso 3 si volge al Conte.) o, È 7 n 3 sail; 3 4
— Ulda (al Conte Che fèsti?.. È i L'uomo, che tu uccidesti Era mio figlio!..
SR
Ramb. Coro Orror!!. Conte Che dici?.. Ah! no. Ulda Congiungerlo Volesti al Genitor. Adelia Che disse?.. Egli suo figlio?.. Conte Suo figlio?.. Ed io l’uccisi?.. SCENA. VIII. Marchese e suo seguito accorre sulla porta del tempio March. Che fu?.. Adelia .. Padre!.. divisi
Noi siamo!.. Ei lo svenò! March. Dal Cielo il vil Carnefice Sia maledetto... Gualt. (interrompendolo) Ah! no. — (si solleva a stento e si volge al Marchese, che gli si avvicina.) Vieni: il supremo anelito Accogli del morente: Comprenda la tua mente Quel, ch’io non ti so dir. È dell’amore il palpito È il viver mio distrutto... Ma chi mi toglie tutto Non posso maledir.
(volgendosi con amore ad Adelia) Ah ch'io ti stringa, Adelia, L'ultima volta al seno!.. (guarda Ulda)
Oh madre! Un detto almeno Coll’ultimo respir.
(Adelia si getta fra le sue braccia) Adelia Ah! non morir, non togliermi Quanto ho di bene in terra;
CIO ANIZS
O fa che almen sotterra TI possa anch’io seguir.
March. Di qual funesta ambascia, Di qual crudel dolore In preda, o figlia, il cuore Avrai nell’avvenir.
Conte Crudel spietato un demone E mente e cuor m’invade: Dolce per me pietade Saria poter morir.
Ulda Dopo tre lustri compiere Sperai la mia vendetta, Ed ahi!. che qui m’aspetta Più barbaro martir...
Coro Ramb. Su questi colli il funebre Velo spiegò la morte: Qual mai tremenda sorte Qui si dovea compir!...
Gualt. Io ti perdono. (al Conte)
Conte Uccidermi Voglio... (va per raccogliere il pugnale )
Gualt. T’arresta: Un brando
Il tuo vile esecrando Fallo espiar non può.
March. O generoso!.. Adelia O spasimo
Oltre ogni creder fiero!.. Gualt. Adelia!.. Adelia O mio Gualtiero... Gualt. To... man... CO... (cade) Tutti Egli spirò! —
Cala la tela.